Il Presidente più amato della storia d’America
Il Presidente Kennedy rimane ancora oggi una figura positiva e memorabile nella coscienza collettiva, anche per le generazioni che non lo hanno vissuto direttamente. Il suo messaggio intramontabile di pace e libertà continua a ispirare milioni di persone impegnate in cause sociali. La sua giovinezza e il suo carisma sono rimasti impresse nell’immaginario globale, tanto da essere considerato il leader più amato e influente della storia americana.
L’assassinio di John F. Kennedy ha lasciato un’impronta indelebile nella storia, generando dubbi e interrogativi che persistono ancora oggi nella mente delle persone. Molti americani ritengono che ci siano domande irrisolte riguardo alla sua morte (qui l’articolo di approfondimento sul suo assassinio), alimentando un’aura di mistero e controversia che ha permeato il dibattito pubblico per decenni. Gli storici hanno discusso se l’assassinio abbia contribuito all’instabilità nazionale dei decenni successivi, evidenziando così l’impatto duraturo della sua tragica fine.
Nonostante tutto, la sua eredità rimane salda, e il suo nome resta sinonimo di coraggio, leadership e aspirazioni per un futuro migliore.
I momenti piu’ significativi di Kennedy Presidente
La Guerra Fredda tra USA e URSS
La Presidenza di Kennedy si svolse in un periodo dominato dalla Guerra Fredda, un’epoca segnata da una tensione costante tra le due principali potenze mondiali, l‘Unione Sovietica e gli Stati Uniti. Questo delicato equilibrio di potere influenzò molte delle politiche e delle azioni intraprese dall’amministrazione Kennedy.
Un importante sviluppo durante la presidenza di Kennedy fu la firma a Mosca del Trattato sulla messa al bando parziale degli esperimenti nucleari nel 1963, un accordo storico con l’Unione Sovietica per limitare la diffusione delle armi nucleari. Questo trattato fu visto da Kennedy come uno dei suoi maggiori successi diplomatici.
Tuttavia, le politiche di Kennedy nei confronti del comunismo furono oggetto di critica sia da parte dei Democratici più liberali che dei Repubblicani più conservatori. Alcuni ritenevano che Kennedy fosse troppo rigido, mentre altri lo accusavano di essere troppo accomodante. Le sue mosse verso una distensione con l’Unione Sovietica furono particolarmente contestate da alcuni settori dell’opinione pubblica americana, specialmente tra gli ultra-conservatori repubblicani.
In sintesi, la Presidenza di Kennedy è stata caratterizzata da una serie di sfide e di successi nel contesto della Guerra Fredda, e il suo approccio alla politica estera continua a essere oggetto di dibattito e analisi.
We and the communists are locked in a deadly embrace all around the world (Noi e i comunisti siamo bloccati in un abbraccio mortale in tutto il mondo)
John Kennedy
La corsa allo spazio: il programma Apollo
Un momento significativo durante la presidenza di Kennedy fu la corsa allo spazio, alimentata dalla competizione sempre con l’Unione Sovietica, che ottenne un importante vantaggio con il lancio del satellite Sputnik I nel 1957.
Kennedy tuttavia rispose energicamente con il programma spaziale Apollo. Questo programma culminò nel leggendario allunaggio della missione Apollo 11 il 20 luglio 1969, un evento che rimane uno dei momenti più significativi nella storia dell’esplorazione spaziale.
La sconfitta della Baia dei Porci
Negli anni ’60 il leader cubano Fidel Castro nazionalizzò le imprese americane sull’isola e, come reazione, gli Stati Uniti interruppero le relazioni diplomatiche con Cuba. Nel 1961 il Presidente Kennedy approvò un’invasione precedentemente pianificata di Cuba con l’aiuto della CIA, i rifugiati cubani entrarono nell’isola nella Baia dei Porci per incitare sommosse locali e rovesciare Castro.
L’invasione tuttavia fallì e Kennedy assunse piena responsabilità per il fallimento della politica estera. Il fiasco della Baia dei Porci fu un grave imbarazzo per il Presidente sia in patria che all’estero. Gli esuli cubani si sentirono traditi dall’amministrazione e Kennedy, furioso con la CIA per il fallimento, ne rimosse i dirigenti.
Berlino 1961
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Berlino si trovò divisa e circondata dal territorio controllato dall’Unione Sovietica, diventando una sorta di “città-isola” all’interno della Germania Est. Nel 1961, il Primo Ministro sovietico Khrushchev minacciò di siglare un trattato con la Germania Est che avrebbe bloccato l’accesso a Berlino Ovest agli occidentali. In risposta a questa minaccia, il Presidente Kennedy si schierò a sostegno di Berlino Ovest.
Le tensioni aumentarono e la possibilità di ostilità tra Sovietici e Americani si fece sempre più attuale; migliaia di rifugiati fuggirono dalla Germania Est a Berlino Ovest. Il 13 agosto 1961 i Sovietici iniziarono a erigere il Muro di Berlino. Le truppe americane e sovietiche si fronteggiarono al Muro ma non seguì alcuna guerra.
Negli anni successivi, durante la sua visita a Berlino nel giugno del 1963, Kennedy ricevette un caloroso benvenuto dai cittadini berlinesi occidentali, i quali lo accolsero come un salvatore. Questo momento è ricordato soprattutto per il suo celebre discorso, nel quale pronunciò la frase:
Ich bin ein berliner (Io sono un berlinese)
John Kennedy
La Crisi dei Missili
Per tredici giorni nell’ottobre del 1962, il mondo si trovò sull’orlo di una possibile guerra nucleare, dopo che i servizi segreti americani scoprirono che l’Unione Sovietica stava costruendo siti missilistici offensivi sull’isola di Cuba, a soli novanta miglia dalla costa americana (nello specifico Key West, Florida).
Quando i Sovietici rifiutarono di smantellare i siti, Kennedy emise un blocco contro tutte le navi che trasportavano parti di missili a Cuba. Le navi sovietiche alla fine fecero dietrofront e l’URSS accettò di smantellare le basi se l’America prometteva di non invadere Cuba. Kennedy affrontò questa crisi con fermezza, negoziando segretamente con il leader sovietico Nikita Khrushchev per evitare una guerra nucleare. La popolarità di Kennedy in patria salì alle stelle.
La legge sui diritti civili
La legge sui diritti civili promulgata da Kennedy fu una delle pietre miliari del suo mandato presidenziale e dell’intera lotta per i diritti civili negli Stati Uniti. Kennedy propose inizialmente questa legislazione al Congresso nel giugno 1963, presentandola come una risposta alle crescenti richieste di giustizia sociale e uguaglianza razziale che stavano emergendo in tutto il Paese.
Tuttavia, la strada verso l’approvazione della legge non fu priva di ostacoli. Kennedy dovette affrontare una forte opposizione da parte di alcuni politici conservatori del Sud degli Stati Uniti, che si opponevano strenuamente all’integrazione razziale e ai cambiamenti sociali proposti dalla legge.
Dopo l’assassinio di Kennedy, fu il successore Lyndon B. Johnson a portare avanti con successo la legge, che fu firmata nel luglio 1964 e segnò un momento cruciale nella storia della lotta per i diritti civili negli Stati Uniti. La legge sui diritti civili del 1964 rappresenta quindi un importante capitolo nella lotta per l’uguaglianza e la giustizia sociale nel paese.
La visita a Dallas
La vasta legge sui diritti civili presentata da Kennedy nel giugno 1963 aveva senza dubbio compromesso milioni di voti, specialmente negli Stati del Sud. I sondaggi nazionali condotti nel novembre 1963 mostrarono che la popolarità del Presidente era scesa al 59%. Il 24 ottobre 1963, l’Ambasciatore delle Nazioni Unite Adlai Stevenson fu sputato e colpito alla testa con un cartellone mentre era a Dallas per un discorso per la Giornata delle Nazioni Unite.
Dallas era considerata la città più conservatrice dell’itinerario texano del Presidente Kennedy nel 1963. Nei nove mesi precedenti al viaggio in Texas, John F. Kennedy aveva ricevuto oltre 400 minacce di morte in tutto il paese. Piccoli gruppi estremisti erano molto attivi nella comunità, e il noto portavoce conservatore Maggiore Generale Edwin A. Walker aveva trasferito la sua base operativa proprio a Dallas.
L’atmosfera tesa a livello nazionale e l’incidente di Stevenson, ampiamente pubblicizzato, suscitarono serie preoccupazioni tra alcuni consiglieri presidenziali riguardo alla visita di John Kennedy a Dallas.
Nonostante cio’ non fu annullata la visita di Kennedy a Dallas e, il 22 Novembre 1963, quasi 250.000 cittadini si riversarono per le strade per dare il loro caloroso benvenuto al Presidente degli Stati Uniti, nel giorno in cui venne poi tragicamente assassinato.
Il 22 Novembre 1963
La breve presidenza di Kennedy, interrotta dopo soli mille giorni in carica a causa della sua morte avvenuta a Dallas il 22 Novembre 1963, ha lasciato un’impronta indelebile sulla storia americana e mondiale.
L’assassinio ha generato una vasta produzione culturale, ispirando film, romanzi, poesie, musica, arte e altre forme di espressione personale. Rimane un enigmatico mistero di omicidio per coloro che hanno dedicato le proprie vite e carriere al suo studio, definendo un momento epocale nella storia americana che ha segnato profondamente l’immaginario collettivo e ha influenzato la cultura popolare per decenni.
Il Sixth Floor Museum a Dallas
A Dallas oggi è presente il Sixth Floor Museum, situato nel Texas School Book Depository, il punto esatto da cui Lee Harvey Oswald sparò al Presidente Kennedy nel 1963. Io mi ci sono recato ad Aprile del 2024 ed è tappa imprescindibile per chiunque sia interessato alla storia degli Stati Uniti, come me!
Il museo offre una dettagliata esplorazione degli eventi che circondano l’assassinio di JFK, con mostre interattive, reperti autentici e una ricostruzione del sesto piano, da cui avvenne l’attentato. Il biglietto ha un costo di 25$ ed il museo apre alle 10 ogni giorno dal Mercoledi’ alla Domenica.
Tuttavia parecchie ombre sono presenti sull’assassinio di JFK, chi c’era realmente dietro all’omicidio del Presidente più amato della storia d’America? In questo articolo cercheremo di fare luce sulla questione!
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