Guerra di Bosnia (1992-1995)
Per comprendere che succede in Bosnia oggi, bisogna fare un passo indietro di 31 anni. La Bosnia-Erzegovina è stata formalmente costituita nel 1992, a seguito della dissoluzione dell’ex Jugoslavia. A differenza di altri Stati formatisi in quel periodo, come la Slovenia e la Macedonia, il processo di stabilizzazione della Bosnia è stato lungo e violento, culminato in una sanguinosa guerra civile durata 4 anni fino al 1996. Questo conflitto è stato principalmente alimentato da forti differenze etniche e religiose interne, con la presenza di serbi ortodossi, croati cattolici e bosgnacchi musulmani. Va notato che il termine “guerra civile” utilizzato nei libri è usato in modo atecnico, poiché dopo la dichiarazione di indipendenza nel ’92, l’esercito serbo (e quindi un altro Stato sovrano, supportato dalla componente serba di Bosnia) invase il neonato Stato bosniaco, eliminando di fatto l’accezione “civile” della guerra.
Una delle principali cause del conflitto fu la volontà del leader serbo Milosevic (successivamente processato per crimini contro l’umanità) di riunire i serbi sparsi nell’ex Jugoslavia sotto un’unica grande nazione, attraverso operazioni di pulizia etnica perpetrate in Bosnia, Croazia e Kosovo. La prima fase del conflitto vide da un lato i serbi (di Serbia e di Bosnia) e dall’altro l’Armija di Bosnia-Erzegovina insieme ai croati del presidente Tudjman, e fu vinta da questi ultimi.
La prima fase del conflitto che vide da un lato, in rosso, i serbi (di Serbia e di Bosnia) e dall’altro l’Armija di Bosnia-Erzegovina (in bianco) insieme ai croati del presidente Tudjman, in blu.
Accordo di Dayton
Dopo la sconfitta, Milosevic tentò allora di raggiungere un accordo con il suo nemico giurato Tudjman, leader della Croazia. Tale accordo prevedeva un’invasione congiunta della Bosnia da parte delle armate croata e serba per successivamente spartire il territorio bosniaco in due parti: una per la Serbia e una per la Croazia. Ciò portò alla seconda fase del conflitto, che si concluse senza un vincitore e con l’accordo di pace di Dayton negoziato negli Stati Uniti, sotto la supervisione del governo statunitense (qui il testo dell’accordo completo). Questo accordo ha definito le entità territoriali in cui lo Stato è tuttora diviso: la Federazione di Bosnia-Erzegovina croato-musulmana e la Repubblica Serba di Bosnia-Erzegovina.
Proposta di spartizione della Bosnia tra Milosevic e Tudjman, in rosso la Serbia e in blu la Croazia.
Limiti degli accordi di Dayton e presenza dei maggiori gruppi etnici sul territorio bosniaco.
Genocidio di Srebrenica
Srebrenica è una città situata nell’est della Bosnia ed Erzegovina ed è tristemente famosa per essere stata il sito di uno dei peggiori crimini di guerra nel corso della guerra in Bosnia ed Erzegovina (1992-1995), noto come il “genocidio di Srebrenica”. Durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina, Srebrenica era una “zona protetta” sotto la supervisione delle forze di peacekeeping delle Nazioni Unite (UNPROFOR). Tuttavia, nel luglio del 1995, le forze bosniache serbe, guidate dal generale Ratko Mladić, attaccarono la città, violando gli accordi internazionali e prendendo il controllo della zona protetta.
Quando le forze serbe arrivarono a Srebrenica, commisero una serie di atrocità contro la popolazione bosgnacca (musulmana) della città. Gli uomini e i ragazzi bosgnacchi furono separati dalle donne e dai bambini. In seguito, più di 8.000 uomini e ragazzi bosgnacchi sono stati uccisi in modo brutale dalle forze serbe, molti dei quali sono stati fucilati e sepolti in fosse comuni. Questi omicidi di massa costituiscono un genocidio, riconosciuto come tale dalla Corte internazionale di giustizia.
Le donne, i bambini e gli anziani sono stati deportati o costretti a fuggire dalla città. Questo evento è considerato uno dei momenti più bui nella storia recente dell’Europa ed è stato una delle principali motivazioni per l’intervento della comunità internazionale nella guerra in Bosnia ed Erzegovina.
Critiche all’ONU
L’ONU e la comunità internazionale sono stati pesantemente criticati per non essere riusciti a proteggere la zona protetta di Srebrenica e per non aver evitato il genocidio. Il ricordo di Srebrenica e delle vittime del genocidio è una parte importante della memoria storica della Bosnia ed Erzegovina, e il Memorial Center di Potočari è stato creato per onorare le vittime e preservare la loro memoria. La giustizia per i responsabili di questi crimini è stata cercata attraverso i tribunali internazionali per i crimini di guerra, ma la ferita causata da questi eventi rimane profonda nella coscienza della Bosnia ed Erzegovina.
Che succede in Bosnia? La situazione attuale
Che succede in Bosnia oggi? Attualmente, la Bosnia-Erzegovina è il terzo paese più povero d’Europa, preceduto solo da Moldavia e Ucraina. Lo stipendio medio è di 580 KM (Marchi Convertibili), equivalenti a 290 Euro, e il paese detiene il triste primato di essere la nazione più corrotta d’Europa. Durante i miei incontri con le persone locali, ho notato una diffusa nostalgia per l’ex Jugoslavia di Tito, un periodo in cui, nonostante molti libri di storia lo ritraggano come un’epoca oscura e repressiva, nessuno ha esitato a indicarlo come il migliore in cui vivere. Mi è stato riferito che la disoccupazione era inesistente (oggi è al 47% tra i giovani bosniaci), l’economia prosperava e il passaporto jugoslavo consentiva spostamenti liberi sia verso il blocco occidentale che verso quello orientale, e la povertà dilagante che affligge ora il paese era inesistente. Inoltre, il governo socialista di Jugoslavia è stato ammirato per aver unito tanti popoli garantendo la pace.
Dal 1996, l’accordo di Dayton ha previsto un sistema istituzionale bosniaco con una presidenza congiunta composta da tre presidenti, uno bosgnacco, uno croato ed uno serbo, che si alternano ogni 8 mesi alla guida del paese e detengono poteri di veto sull’adozione di leggi e regolamenti (qui il testo dell’accordo completo). Al fine di superare prevedibili blocchi legislativi ed eliminare ostacoli alla pace, l’accordo ha stabilito l’istituzione di un OHR (Ufficio dell’Alto Rappresentante) esterno con poteri esecutivi in Bosnia. Un futuro e auspicato ingresso della Bosnia nell’UE (non ben visto dalla componente serba, che invece preferisce un legame con la Russia) è condizionato alla rimozione permanente dell’OHR, che a sua volta è subordinata al raggiungimento di alcuni obiettivi come la risoluzione della questione del demanio e della proprietà della difesa, la sostenibilità fiscale dello Stato e il consolidamento dello stato di diritto.
La Bosnia è piena di cartelli segnaletici come questo che indicano l’ingresso nella parte serba del Paese, la Republica Srpska.
La questione lingusitica in Bosnia
Durante il mio viaggio in Bosnia, mentre mi avviavo verso Mostar (clicca qui per capire come organizzare un viaggio da queste parti), ho notato numerosi cartelli stradali con scritte cancellate, un argomento linguistico che suscita ancora molte controversie oggi. Nella Bosnia, le tre lingue ufficiali sono il bosniaco, il croato e il serbo, ma è evidente che esse sono praticamente identiche, come si può notare anche su un pacchetto di sigarette in cui la traduzione in serbo è semplicemente traslitterata in cirillico, tuttavia, il suono, è del tutto identico.
Scritte in bosniaco, croato e serbo sul pacchetto di sigarette.
Le differenze tra queste “tre lingue” sono meno accentuate di quelle tra i dialetti di Brindisi e Bari. Nonostante ciò, in molte città si trovano scritte sia in alfabeto latino che in cirillico, ma spesso una delle due viene cancellata a seconda della zona in cui ci si trova, sia nella parte serba che in quella bosniaco-croata.
Questo fenomeno sembra essere alimentato ancora dalla presenza persistente del nazionalismo che ha portato alla guerra in passato. Nonostante le sofferenze causate da quel periodo, sembra che non si sia imparato nulla. Purtroppo, la politica odierna continua a favorire un’identificazione etnica ben definita e spesso insensata, che non fa altro che dividere le persone, generando sentimenti di odio e impedendo una reale costruzione e riconciliazione.
Cartello che indica l’ingresso a Blagaj con la scritta in cirillico (serbo) cancellata.